lunedì 12 novembre 2012

I sogni, le mappe


Le mappe dei miei sogni sono confuse. Quando traccio qualche linea, sperando di vederci qualcosa di definito, poi quelle prendono vita: si spostano, si colorano o si stropicciano. Dipende se le guardo da lontano o da vicino, se le fisso intensamente, se le ammucchio o se le faccio scorrere e frusciare, come facevo con gli omini agli angoli dei block-notes, da bambino. Si comportano in modo diverso a seconda che mi metta a guardarle da solo o in coppia, o in gruppo. E anche a raccontarle, non sono mai le stesse.

Le mappe dei miei sogni sono confuse. A volte mi fanno paura. Quando non riesco a capire cosa sto disegnando, quando ho l'impressione che qualcosa esca dai contorni, quando Hic-sunt-leones è l'unica soluzione che mi viene in mente. A volte, invece, mi rendono curioso. Perché sembra che la cornice nasconda mille particolari che nel quadro non ci sono, perché sembra che di cornici ce ne siano tante quanti siano i sogni da incorniciare e che nessuna sia giusta-giusta per nessuno di loro.

Le mappe dei miei sogni sono confuse. Perché sono piene di colori e di accostamenti così diversi e così azzardarti che a descriverli mancano le parole, mancano le forme. E allora il gioco diventa interesse, e le parole diventano piccole linee sottili e tratteggiate che delimitano e confinano le sensazioni, le speranze e le paure. E s’impegnano per disegnare un intreccio di sentieri sempre più grande, sempre più particolareggiato, sempre più complesso.

Le mappe dei miei sogni sono confuse. Perché ci sono spazi da riempire, tempi da far scorrere, parole da allineare e sentieri da tracciare.

1 commento:

  1. Caro tommi, quando parli di mappe hai la mia attenzione. Nonostante la mia proverbiale abilità nel perdermi, o forse proprio per questo. Quando ho ricevuto la tua mail ero in madagascar, ad antananarivo (senti come suona bene sulla linqua questo nome). Ti mando un abbraccio.

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