giovedì 16 maggio 2013

In un giorno di pioggia







Ho baciato il mio amore con l'alba. Ho fatto colazione col Manifesto. Mi son spaccato la schiena con i frigoriferi. Ho bestemmiato l'umido dei vestiti bagnati dalla pioggia. Ho studiato la globalizzazione con gli occhi di una quindicenne. Ho discusso di rabbia preoccupazioni e genitori assenti o distruttivi. Ho chiacchierato di dove cominciano i percorsi virtuosi e di dove si chiudono i cerchi della vita. Ho mentito a me stesso sbuffando per un sopralluogo in palude sotto la bufera, per poi trovarmi a saltare nelle pozzanghere e nei ruscelli in piena, col mio solito sorriso melone. Ho ricevuto in regalo un piatto di risotto coi funghi servito in una forma di grana. Ho sentito l'amore e la solitudine. Ho discusso di quali intelligenze manchino al turista insubre quando visita la sua terra. Ho aspettato che un treno passasse, scrivendo il mio giorno e sognando la mia notte: ciondolante a bordo d'una foglia lungo un ruscello in piena.




venerdì 3 maggio 2013

Un pensiero per Nonna Flaide


Non credo in un unico Dio e non credo in un'unica Chiesa.
Non credo che esista un al-di-là fatto di nuvole e luce e cori angelici, o fiamme e forconi e demoni straziatori.

Credo in valori che glorificano la vita, ogni forma di vita, come un sacro sforzo che combatte l'entropia dell'Universo: qui e ora. Una forza che dà forma alla materia e impedisce che tutto vada nella direzione congeniale: la dispersione di energie e calore. Credo che la vita - così come la conosciamo - sia sostanzialmente questo: una bellissima, sacra, immensa ostinazione al mantenimento di una forma, di una identità, di una storia. Una sorta di ecologia della volontà, come amo definirla. 

Certo, le scienze potranno spiegarmi sempre meglio i "come", e solo le religioni e le filosofie potranno affrontare i "perché". Penso, però, che le religioni e le filosofie siano tutte talmente affascinanti che credere in un Creatore dalla barba bianca o in una Creatrice dalle mille braccia sia solo una questione di sfumature. Scegliete la vostra: per me sono tutte sacre visioni per un sacro bisogno. 

Nonna Flaide è venuta a mancare ieri mattina.
Sicuramente non so dire "perché" sia esistita, ma so dire "come" ha vissuto. 

Ha vissuto come una donna forte, reattiva alla vita e alle difficoltà, inondata da una forza di volontà prorompente, che le ha permesso di combattere la povertà della guerra e diventare imprenditrice. La prima donna del paese ad avere la patente e l'automobile. La prima donna del paese a costruire attorno alla sua macchina da cucire una ditta. La prima donna del paese a stipendiare e comandare qualcuno. 

Che donna, Nonna Flaide. Non è mai stata inutilmente affettuosa o tenera, ma era lei a farmi fare la merenda con la scatoletta di tonno, di nascosto, al fresco del suo salotto. Ed era lei ad arrabbiarsi come una matta quando le rubavo i bastoni delle scope per inventarmi spade e lance con coi giocare in giardino, salvo poi mandare qualcuno a comprarne di nuovi, senza voler indietro quelli sottratti.

Sicuramente non so dire "perché si muoia", ma penso di sapere "come si resta in vita" anche dopo la morte. Per me - che l'esistenza è un grande ecosistema - la volontà, le azioni, le memorie delle persone che se ne vanno vengono attaccate da piccoli organismi decompositori sociali. L'elaborazione del lutto, il ricordo collettivo, le dicerie, le risate sulle questioni buffe, il confronto sulle ultime parole, i "ti ricordi quando...?", i "mi diceva sempre..." o i "non mi ha mai detto...": tutto questo rielabora la vita della persona che non c'é più e la spezzetta in sostanze nutritive esistenziali che vanno ad arricchire l'humus sociale nel quale le persone rimaste vivono ancora. 

Credo che Nonna Flaide sia ora un bellissimo e sacro racconto di volontà e speranza per la nostra famiglia ed un esempio per i figli dei figli.