mercoledì 28 agosto 2013

Chi visse sognando, sperò non si può dire?


In adolescenza dormivo e sognavo, in bianco e nero o a colori: al pomeriggio per lo più.  E sognavo per non vivere, tuffandomi in capriole dello spirito che mi facessero dimenticare gli scontri e le burle della vita, in un turbine di speranze lisergiche.

Poi le speranze son diventate aspettative: il lavoro l'amore il dovere e l'impegno han preso il sopravvento. Il sogno è stato allora quello del mattino, quello interrotto dalla sveglia, quello interrotto dai Tieni i piedi per terra.

C'e stato però, e c'è ancora, uno spazio nel quale il sogno è ad occhi aperti, mattino pomeriggio e sera: laggiù ci sono le strade del mondo, la polvere e la pioggia, la solitudine e l'incontro, la fame e uno zaino quasi vuoto, le scarpe consunte e una cartina rattoppata, le filosofie e la salvezza del mondo.

mercoledì 21 agosto 2013

I tuffi, dopo.




C’era il mare, una manciata di notti fa. Del resto c’è sempre il mare, quando ti sogno.

C’era il mare e noi eravamo nell’atrio di un grande edificio di legno e mattoni, in cima ad un’isola. Eravamo lì per lo spettacolo teatrale che i tuoi vecchi studenti tenevano per la fine del liceo. Erano tutti cresciuti e tu li salutavi con grandi sorrisi e lacrime gioiose. C’erano persino dei miei insegnanti delle superiori. Tutti mi stringevano le mani e mi sorridevano, e sorridevano anche a te e ti lasciavano passare tra loro: scansandosi gentilmente. Aspettavi un bambino.

La mattina dopo lo spettacolo, l’edificio era un centro termale: ti ci avevo portato in vista del parto. E mentre uscivamo all’aperto, guidati dal medico capo a visitare l’isola, il mare attorno disegnava le più belle insenature che si potessero immaginare: già sognavo di saltarci dentro. Ora però non potevo: Dopo il parto, dicevo, mentre il medico capo mi trascinava più in là, seguendoti.

E il mare intanto si gonfiava: sbatteva forte contro gli scogli, colorandosi di quel blu che è un po’ grigio e un po’ verde, di quando il mare si colora di scuro ma è tanto bello che vorresti tuffartici dentro e disperderti con le onde: bianche, segnate e piene di schiuma. Tu eri dolcissima, lenta, con una bella pancia tonda. E tutti ti salutavano e sorridevano e tu con loro. E camminavi, un po’ tra le onde, un po’ sulle passerelle.

Mentre io mi preoccupavo solo che il mare non ti portasse via, e di trovare il posto giusto dove avrei fatto i tuffi, dopo.




Accoglienze



- Io voglio!
- Fermo lì, trogolo!


- Io sono.
- Avanti, amor mio.