mercoledì 2 gennaio 2013

Un altare ad un dio differente

 
 
... e in ogni angolo della mia anima, c'è un altare ad un dio differente....
 
 
Così  scriveva Pessoa, negli anni a cavallo tra i Dieci e i Venti del Novecento. 
 
E se fosse così anche per me?
 
Quali altari potrebbero albergare nella mia anima?
A quali Dei sarebbero votati?
Quali deschi sarebbero lucidi e pieni di sacra energia? 
E quali oscuri, tenebrosi, quasi privi di vita?
Quali altri sarebbero in divernire?
E quali, infine, gettati nella polvere, sbeccati e dimenticati?
 
Se in ogni angolo della mia anima ci fosse un altare ad un dio differente...
 
... Ci sarebbe il monile d'una Dea dalle grandi mani e lo sguardo aperto, le braccia larghe, pronte a fermare e ad accogliere. E l'anima lo indosserebbe e ne assumerebbe le sembianze per adorarla fermando e accogliendo le anime altrui. 
 
... Ci sarebbe la maschera d'una follia incontrollabile, da indossare ballando e scuotendo le braccia le gambe e le cose attorno, lanciando, smembrando e demolendo ogni forma, non avendo altra soluzione che non l'immane e prorompente espulsione d'ogni carica accumulata.
 
... Ci sarebbe la figura d'una Dea, col viso disteso e la pelle d'avorio, con gambe e braccia raccolte sotto di sé, la nuda schiena e le spalle scoperte dai capelli, a mostrare le palme dei piedi e delle mani, appena sotto le curve mai pronunciate. L'anima l'accarezzerebbe e la bacerebbe senza sosta o ritegno, adorandola e spingendola ad aprirsi con ogni mezzo e malizia.
 
... Ci sarebbe il busto di un Dio senza volto con tutti i volti, con otto e mille braccia. E in ogni braccio un pendaglio ch'é mille pendagli. E indossando il busto, l'anima richiamerebbe ogni oggetto e immagine e personaggio da far vivere in sé e davanti a sé: una Luna di formaggio e le nuvole di panna, Darwin innamorato e Rodari al telefono, spade scintillanti e alberi parlanti, futuri possibili e mete sempre raggiungibili, i racconti nelle stelle e nelle anime ribelli... 
 
... Ci sarebbe un'incudine e, accanto, un martello. E l'anima picchierebbe duro il metallo e la materia tutta, fino a trarne la forma e l'essenza agognata. Pesando, misurando e colpendo la materia scaldata e modellata: bruciando e consumando una parte di sé, fino ad assomigliare ad un grande sole cocente.
 
... Ci sarebbero due scarpe col fondo di piombo e due guanti di velluto, che l'anima indosserebbe per camminare sui fondali scoscesi della vita più grama e torba, per rallentare e guardare le cose e le persone per quello che sono. E trattarle con la cura dovuta.
 
... Ci sarebbero una montagna ed un fiume, una cascata ed un mare, del vento e un paesaggio infinito. E l'anima si dissolverebbe in loro, diventando filo d'erba e radice di quercia, spruzzo d'acqua e sasso che rotola, pietra millenaria e foglia morta.
 
Se così fosse, questa sarebbe la mappa degli Altari nella mia anima... Questa e altre mille ancora che si scrivono e si disegnano ad ogni passo, ad ogni parola.