Sottosopra era un Ciclope, ingombrante ed enorme. Aveva le braccia e le gambe lunghe, le mani grandi, i piedoni spaventosi e la
pancia che cresceva di quando in quando, ma non diminuiva mai. A tavola
mangiava per due Ciclopi, a letto occupava il posto per tre e quando rideva
aveva una voce per quattro. Sottosopra era un Ciclope volubile: un giorno era
ghiotto di pecore, un giorno le detestava, un giorno amava intagliare e ridipingere
ponti e muraglie, un altro giorno li abbatteva con foga e gran divertimento. Sottosopra era un Ciclope a cui
piaceva desiderare ed immaginare cose e situazioni. Non tanto che gli
fossero utili, ma proprio che le voleva e le immaginava: leggeva un libro di
filosofia? Voleva essere un filosofo. Leggeva un articolo di maglieria? Voleva
diventare sarto. Parlava di barche col vicino? Voleva diventare un armatore possedere una flotta di navi e partire per commerciare coi quattro cantoni. E
ne restava convinto fino alla scoperta successiva, fino alla prossima idea,
fino alla trovata dopo.
"A voler questo e voler quello",
gli diceva sua moglie Mignolina, "finirai per prendere il volo!" - e
aggiungeva: "Guarda che poi finisce che sparisci sulla Luna e non ti
veniamo mica a riprendere, sai?".
Sottosopra il Ciclope mica ci credeva, a
quelle cose lì. Era grande e grosso, solido come una roccia e pesante come un
macigno: di volatile non aveva proprio nulla. "Di sicuro, se c'è una cosa
che non posso fare è volarmene via", continuava a ripetersi.
Piano piano, più si ripeteva che non
poteva volarsene via, più si sentiva strano. Ciondolava di qua e di
là, con una falcata instabile e barcollante, sempre preso dai suoi pensieri,
col suo grosso e possente occhio puntato ora alle stelle, ora alla luna e
qualche volta alle nuvole. Mignolina e gli altri abitanti del villaggio
cercavano di chiedergli che cosa avesse e cominciarono a dirgli che se
non la smetteva di tenere lo sguardo per aria, avrebbe finito per sotterrare
qualcuno, tanto grossi erano i suoi piedi.
Ma niente: i pensieri di Sottosopra si
facevano assillanti e lo rendevano insensibile agli avvertimenti. Un giorno
decise che doveva sapere se e come, "a voler questo e quello", avrebbe mai potuto prendere il volo. Certo, lui era ancora convinto che non avrebbe potuto,
ma gli era proprio venuta voglia di saperne di più.
Così fece quello che sapeva fare meglio e
si mise alla ricerca di un libro che gli spiegasse se i Ciclopi possono o non
possono volarsene via da un momento all'altro. Prese la sua borsa e andò alla
biblioteca del villaggio, ma la bibliotecaria lo guardò perplesso:
"Sottosopra, qui abbiamo libri semplici, per questo genere di libri devi
andare in paese".
Sottosopra non ci pensò due volte: si girò
e con una mezza giornata di cammino attraversò valle e fiume, piombando sul
paese e precipitandosi verso la Biblioteca. "Signor Ciclope!" -
domandò il luogotenente dei gendarmi, che gli bloccò la via, rosso in viso e
molto intimorito - "E' un piacere averla qui, era un po' che non si
faceva vedere... cosa possiamo fare per lei?"
"Cerco un libro che mi spieghi se e
come i Ciclopi possono volarsene via all'improvviso"
"Chiederò al Bibliotecario, ma temo
che qui ci siano solo volumi di giardinaggio, allevamento e robe così".
Sottosopra aspettò un bel po’ di tempo,
nel quale si sedette sbadatamente su un carretto del mercato e si mise a
giocare al tiro al piattello con le pecore d'un povero allevatore che passava
di lì, lanciandole oltre al campanile. Tutto trafelato, il gendarme richiamò la
sua attenzione: "Signor Ciclope Sottosopra, da noi, libri così non esistono. Vada in Città!"
Sottosopra lanciò stizzito l'ultima
pecora, che belando arrivò talmente lontano e talmente in alto che alcuni
dicono ancora di vederla passare a mo' di satellite nelle notti di Luna piena.
Il Ciclope riprese la sua marcia, sempre più torvo in volto: ad ogni passo apriva buche sempre più profonde, ad ogni balzo saltava fossi e fiumi con rimbalzi sempre più possenti. Tanto che la terra aveva cominciato a
tremare. E in città si erano accorti del suo arrivo da molto, molto lontano.
Ora, se voi foste il reggente di una città
per bene, con le alte mura i fossati e tutto il resto, e vi accorgeste che un
Ciclope enorme sta arrivando al galoppo come un terremoto verso di voi, cosa
fareste? Il reggente della Città fece quello che sapeva fare meglio: chiamò a
raccolta il Gran Consiglio dei Maghi. "Dobbiamo impedirgli di arrivare fin
qui!" convennero i Maghi, che si appostarono lungo i bastioni più alti e
cominciarono a invocare qualche strana Dea, due o tre spiriti dei Boschi e
tutti e quattro gli Elementi: un po' per caso, un po' credendoci per davvero.
Immaginate la sorpresa di Sottosopra
quando, sempre più intestardito a raggiungere la biblioteca per trovare il
libro che spiegasse come un Ciclope può prendere improvvisamente il volo, si
sentì investire da un vento forte umido e turbolento, talmente vorticoso da
riuscire a sollevarlo da terra. Le urla e le bestemmie che uscirono dalla bocca
di Sottosopra convinsero ancora di più i Maghi che tenere lontano il Ciclope
era decisamente la cosa giusta da fare, ed aumentarono il numero degli dei e
dei santi e dei martiri che stavano invocando. Attorno a Sottosopra si creò un
vero e proprio ciclone, che piano piano raggiunse dimensioni enormi, sollevando
il povero Ciclope ben oltre le montagne, le nuvole e le stelle: fin dentro le
valli più profonde della Luna. Pur lottando con la volontà di un enorme Ciclope, Sottosopra non riuscì a far altro che a perdere le forze, andando a schiantarsi fortissimamente sul suolo
lunare, fiacco stordito e privo di sensi.
Quando Sottosopra rinvenne, ci mise del
buono e del brutto per capire che aveva preso il volo davvero ed era finito
sulla Luna.
Era solo e lontano da casa. Non aveva nulla da mangiare e non aveva
con sé altro che i vestiti che indossava e la sua borsa a tracolla.
Frugò nella
borsa e trovò un piccolo libro intitolato: "Quella volta che i Ciclopi
impararono a scendere dalla Luna".
Nella prima pagina, c'erano quattro o
cinque paroline firmate a mano: "Adesso fatti venire la voglia di tornare
a casa. Mignolina".