mercoledì 28 novembre 2012

Conversioni energetiche


Ricordo, a battermi in petto, una centrale nucleare d'entusiasmo e vita e voglia di futuro. Ricordo le forze buttate sempre nel lavoro, le energie disperse e sperperate, l'attenzione ai mille stimoli in arrivo e in uscita: sempre accolti, mai deviati o rimbalzati. Ricordo la concentrazione spasmodica e distratta, e il costante frizzare dell'eccitazione. Ricordo la stanchezza sempre accantonata, fino allo spegnimento forzato di tutti i motori: il sonno comatoso che mi piombava addosso, dopo giorni di accellerazioni e rimbalzi. Ricordo le scorie prodotte da questo vortice radioattivo e lasciate sul terreno, al mio passaggio.

Mantenere una forma dell'idea di futuro è la cosa che mi costa più energia in assoluto. Così, ora  mi accerto che non ci siano dispersioni nella rete, rinnovo cavi e gangli, individuo (e spengo) le luci inutili o dispendiose. Rivedo il PIL, discuto del concetto di "crescita", spingo a fondo per raggruppare e concentrare le forze. Più d'ogni altra cosa, però mi sono convertito ad un sistema differente, e accedo volentieri ad una forma di energia alternativa: l'entusiasmo delle persone che mi stanno accanto, che m'illumina e ricarica come una batteria solare davanti al Solleone di Ferragosto. Restituendo un me stesso rinnovato e certamente più sostenibile.

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