mercoledì 23 aprile 2014

Sempre questo



"Ormai, però, i prigionieri eran diventati troppi a casa mia, allora erano trenta. Viene Lucia Sarzi ai primi di novembre e dice che il Comitato di Liberazione vuole sfollati i prigionieri, ché il rischio è troppo grande. L'ultimo scaglione deve partire il giorno 25. Ma Aldo dice che ormai il rischio c'è stato, e tanto conviene tentare che la maggior parte dei prigionieri resti nel reggiano, anche non a casa nostra, ma a combattere coi partigiani.
In mezzo a questo pericolo, Aldo era contento di aver rivisto Lucia. Uscirono insieme in bicicletta, era l'ultima volta che si vedevano. Aldo ha un presentimento e dice:
- Lucia, insegnami una canzone nostra, ché se mi fucilano voglio cantarla prima di morire.
- Che idee lugubri - fa Lucia - io la canzone te la insegno, ma per vivere.
- Vorrei tanto vivere e tanto amare, ma viene il tempo che a ciascuno sarà chiesto il massimo. Comunque insegnami la canzone.
Lucia scherzò un po' su quelle parole profetiche di Aldo, ma poi si fece seria e cantò:
Non siam più la Comune di Parigi,
che tu borghese schiacciasti nel sangue,
in più gruppi isolati e divisi,
ma la gran classe dei lavorator.
Aldo rimase commosso e disse : - è vero, Lucia, prima tutti i proletari morivano senza sapere dove andava il loro sacrificio, oggi lo sappiamo. Ma oggi il sangue chiede sangue, finché verrà un giorno che questo destino sarà sciolto.
Lucia era diventata pensierosa.
- Certo, noi siamo quelli che preparano quel giorno, ma non lo vedremo.
- Chissà - rispose Aldo - ma se mi chiedessero in quale tempo vorrei nascere, sceglierei sempre questo."



Da "I Miei Sette Figli", trasposizione del racconto orale di Alcide Cervi di come i suoi figli - Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore - furono incarcerati e fucilati nel dicembre '43, per aver sempre osteggiato apertamente il Regime fascista e per aver preso parte alla Resistenza, offrendo rifugio a tutti coloro che ne avevano bisogno.










Sì... devo dirlo! Ma a chi?



Ma come fare non so!
Sì.. devo dirlo! Ma a chi? 
Se mai qualcuno capirà..
sarà senz'altro un altro come me!


Se scrivo è per me? 
Per me, che mi serve rimettere la realtà, confusa ed emotiva, appallottolata e ruzzolona, in una forma lineare e comprensibile, ma non scevra di sfumature e colori... 

Oppure se scrivo è per te? 
Per te che, nel modo che ho di scrivere della realtà, riesci a cogliere che la mia realtà assomiglia in qualche modo alla tua realtà, e riesci a cogliere quella parte altrimenti nascosta sotto una quotidianità pulita e patinata...

Oppure se scrivo è per me e per te? 
Per noi che la realtà non ci basta mai così com'è quando ci si presenta, e vediamo colori e sfumature dove altri vedono la quotidiana necessità di vivere...

Oppure se scrivo è per loro? 
Per loro che hanno voglia di vedere le sfumature e non se lo permettono, perché una realtà solida e pulita è meglio di una vita scivolosa e macchiata...

Oppure se scrivo è per chi verrà? 

O per chi vorrà? 

E io vorrò?
E tu vorrai?
E loro vorranno?

Vivere senza dimenticare i nostri colori.
Vivere senza dimenticare le loro forme.
Vivere senza dimenticare tanto i colori quanto le forme.

Vivere disegnando. 

Vivere di segnando in segnando.
Vivere di sognando in sognando.

Vivere il bi-sogno di vivere.