mercoledì 28 agosto 2013

Chi visse sognando, sperò non si può dire?


In adolescenza dormivo e sognavo, in bianco e nero o a colori: al pomeriggio per lo più.  E sognavo per non vivere, tuffandomi in capriole dello spirito che mi facessero dimenticare gli scontri e le burle della vita, in un turbine di speranze lisergiche.

Poi le speranze son diventate aspettative: il lavoro l'amore il dovere e l'impegno han preso il sopravvento. Il sogno è stato allora quello del mattino, quello interrotto dalla sveglia, quello interrotto dai Tieni i piedi per terra.

C'e stato però, e c'è ancora, uno spazio nel quale il sogno è ad occhi aperti, mattino pomeriggio e sera: laggiù ci sono le strade del mondo, la polvere e la pioggia, la solitudine e l'incontro, la fame e uno zaino quasi vuoto, le scarpe consunte e una cartina rattoppata, le filosofie e la salvezza del mondo.

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